Cosa significa essere uomini, oggi?
In un mondo che cambia, che evolve – a volte lentamente, altre volte con scossoni improvvisi – la mascolinità sembra trovarsi a un bivio. Da una parte, ci sono nuovi modelli che parlano di cura, consapevolezza emotiva, parità. Dall’altra, un ritorno del “vecchio maschile”, fatto di potere, controllo, forza come unico linguaggio possibile. Un ritorno che si legge nei discorsi pubblici, nella politica, nei media.
Basta guardare chi guida oggi alcune delle principali nazioni del mondo per accorgersi che l’immaginario virile classico – duro, impenetrabile, dominante – non è affatto sparito.
Ma allora, dove sta andando il maschile?I modelli che abbiamo interiorizzato iniziano a vacillare davvero? E soprattutto: che ruolo hanno gli uomini in un mondo in cui si parla sempre più di diritti, inclusione e nuovi equilibri di genere?
Serve una nuova grammatica
Per troppo tempo, le riflessioni di genere sono state unicamente appannaggio delle donne “roba da donne”. Il patriarcato sembrava essere un problema solo per chi lo subisce direttamente, e non anche per chi lo abita. Ma la crisi del modello maschile unico coinvolge tutti, e ignorarla significa rimanere fermi, immobili in uno schema che non funziona più.
È da questa consapevolezza che nasce l’Osservatorio Maschile, progetto avviato nel 2023 da Claudio Nader, attivista comunicatore e formatore, che abbiamo intervistato per approfondire questo tema.
L’obiettivo? Costruire una prospettiva maschile sulle questioni di genere, partendo da un punto fermo: non basta cambiare il linguaggio se non si cambia lo sguardo sul mondo. L’Osservatorio lavora attraverso percorsi formativi, laboratori e partnership con università, aziende, istituzioni e realtà culturali, per coinvolgere gli uomini in una riflessione collettiva che finora li ha visti troppo spesso spettatori.
Il maschile sul lavoro: tra leadership tossica e nuovi modelli
Il mondo del lavoro è forse uno degli spazi dove il modello di maschile singolare si manifesta con più forza. Per decenni abbiamo idealizzato l’uomo leader, risoluto, competitivo, distante. L’uomo che porta i soldi a casa, che non deve chiedere mai, che misura il valore in risultati. Oggi tuttavia, quel modello inizia a mostrare alcune crepe: burnout, ambienti tossici, gestione autoritaria, carenza di empatia e ascolto.
Sempre più organizzazioni stanno iniziando a capire che la leadership del futuro ha bisogno di altri strumenti: intelligenza emotiva, capacità di collaborazione, disponibilità al confronto. E questo passa anche da un ripensamento del maschile come modello, non come genere. La cultura aziendale non cambia se non cambiano i corpi e le storie che la abitano e la cultura di stampo patriarcale, che può essere descrittiva di uomini così come di donne, forse ha trovato la sua fine o l’inizio della stessa.
L’Osservatorio Maschile, in questo senso, porta un contributo prezioso anche in ambito professionale: aiuta a ripensare il ruolo degli uomini nei luoghi di potere e nella vita lavorativa, aprendo spazi di formazione e autocritica.
Perché il maschile riguarda tuttə (sì, anche te che stai leggendo)
Parlare di mascolinità tossica, di privilegi interiorizzati, di nuove identità maschili non è un esercizio teorico. È qualcosa che ha a che fare con il nostro modo di stare al mondo, di relazionarci, di costruire futuro.
Il ritorno di modelli patriarcali forti è anche una reazione alla paura: paura di perdere potere, status, centralità. Ma se questo è il prezzo per vivere in un mondo più equo e aperto, allora è un prezzo che vale la pena pagare a patto che venga accompagnato da consapevolezza, formazione e dialogo.
Guarda qui sotto l'intervista completa a Claudio Nader per approfondire la nascita e la visione dell'Osservatorio Maschile: