Negli ultimi anni, il mondo della comunicazione ha visto esplodere un tema a lungo ignorato: molestie, abusi di potere e discriminazioni sistematiche. Il “MeToo della comunicazion”, così come è stato rinominato, è stato un’ondata di consapevolezza che ha scosso agenzie, media e pubblicità.
Tra le voci che hanno dato il via a questo cambiamento c’è Tania Loschi, copywriter e co-fondatrice di Re:B Collective, che con coraggio ha scelto di raccontare la sua esperienza per accendere i riflettori su un problema ancora troppo diffuso.
Dall’America all’Italia: due MeToo, due storie diverse
Di MeToo si inizia a parlare nel 2017 negli Stati Uniti, quando l’attrice Alyssa Milano ha twittato appunto “MeToo”, invitando le donne a condividere esperienze di molestie e abusi di potere.
In poco tempo, il movimento è esploso, portando alla luce lo scandalo di Harvey Weinstein e scoperchiando le dinamiche tossiche di Hollywood e di altri settori.
Il messaggio era chiaro: non si tratta di un problema isolato, ma di un sistema da smantellare.
E in Italia? Qui il MeToo ha preso una piega diversa. È stato il settore della comunicazione a finire sotto i riflettori, grazie alle testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle abusi di potere, molestie e discriminazioni nelle agenzie creative e nei media. Il problema? Un mix esplosivo di precarietà, gerarchie rigide e una cultura del lavoro dove spesso “fa parte del gioco” accettare situazioni inaccettabili.
Re:B: uno spazio sicuro per chi denuncia
In risposta a tutto questo, è nato Re:B Collective, un punto di riferimento per chi vuole parlare, denunciare e cambiare le cose. Fondato da professionisti del settore, offre supporto legale e psicologico, ma soprattutto uno spazio dove le vittime non si sentano sole.
L’idea è chiara: basta silenzio, basta impunità. Se il settore della comunicazione è capace di costruire narrazioni potenti, è ora che ne crei una dove il rispetto e la sicurezza siano la norma, non l’eccezione.
Cosa possiamo fare per cambiare il settore?
Il MeToo della comunicazione non può essere solo un hashtag di tendenza, ma deve trasformarsi in un cambiamento concreto. Ecco alcune cose che possiamo fare subito:
- Creare ambienti di lavoro sicuri – Le aziende devono adottare politiche di tolleranza zero contro le molestie, garantendo formazione e strumenti di denuncia efficaci.
- Rompere il silenzio – È fondamentale incoraggiare chi ha subito abusi a parlare, offrendo supporto e protezione contro eventuali ritorsioni.
- Sensibilizzare chi lavora nel settore – Datori di lavoro, manager e dipendenti devono essere formati per riconoscere e contrastare comportamenti inappropriati.
- Promuovere una leadership inclusiva – Un cambiamento reale passa anche dalla presenza di più donne e persone provenienti da contesti diversi nei ruoli decisionali.
La comunicazione può (e deve) fare di meglio
Se c’è un settore che ha il potere di cambiare le cose attraverso le parole e le immagini, è proprio la comunicazione. Speriamo allora che il MeToo della comunicazione non sia stato solo un trend momentaneo, ma un’opportunità per riscrivere le regole del gioco e creare un ambiente dove nessuno debba più scegliere tra la propria carriera e la propria libertà.
Guarda l’intervista esclusiva con Tania Loschi qui sotto: